Sviluppo del bambino: il nostro tema di luglio e agosto

È una domanda che mi frulla in testa da quando, 14 anni fa, sono diventato padre per la prima volta: Di cosa ha bisogno mio figlio? Quanta cura è appropriata, quanta fiducia è necessaria? Come posso trovare l'equilibrio ideale tra amore e severità?

Oggi so che l'educazione non è una tecnica. L'educazione non è una preparazione alla vita. L'educazione è una guida nella vita, l'educazione è dare sostegno e lasciare andare. O come disse una volta il grande pedagogista svizzero Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827): «L'educazione è esempio e amore, nient'altro». Mi piace questa frase, che toglie la pressione e ha qualcosa di confortante. Cerco di accettare i nostri figli così come sono. E non come vorrei che fossero. Mi sforzo di non preoccuparmi troppo, di non voler essere perfetto come padre, di rimanere calmo, di essere in grado di ammettere quando non so cosa fare.

È un'ovvietà, eppure causa regolarmente confusione e incertezza nella vita quotidiana con i bambini: Ogni bambina e ogni bambino sono diversi e si sviluppano a un ritmo proprio. Intorno ai 4 anni inizia una sorta di viaggio di scoperta, crescono l'immaginazione, la gamma di movimenti e l'ambiente sociale; tra gli 8 e i 12 anni inizia il processo di scoperta di sé, che richiede molto alla maggior parte dei bambini. Infine, tra i 13 e i 17 anni, i giovani vivono un periodo di rapidi cambiamenti e trasformazioni che spesso portano i genitori sull'orlo della disperazione. Di cosa ha bisogno mio figlio in quale fase della vita: quando i genitori devono intervenire, quando devono aspettare? Le risposte sono contenute nel nostro dossier sullo sviluppo infantile.

Vorrei vedere più curiosità da parte dei genitori. Curiosità di scoprire il bambino e di accompagnarlo nel suo viaggio.

Heidi Simoni, psicologa specializzata in psicoterapia, direttrice dell'Istituto Marie Meierhofer per il bambino di Zurigo

Sto facendo abbastanza per garantire che mio figlio faccia buoni progressi? Ci sono fasi dello sviluppo che noi genitori dobbiamo incoraggiare attivamente? E: mi sto preoccupando troppo dello sviluppo di mio figlio? La nostra autrice Julia Meyer-Hermann ha posto queste domande agli esperti di sviluppo Heidi Simoni, Moritz Daum e Oskar Jenni. Potete leggere il loro concentrato di competenze qui.

«Quando penso ai momenti felici della mia infanzia, mi vengono in mente immagini di ogni tipo. Giocare a nascondino nel quartiere fino a notte fonda. Il badminton per strada (...). Ma ho anche un bel ricordo dell'esplorazione del vasto paesaggio di Legend of Zelda con tutti i suoi passaggi segreti sulla console Nintendo insieme al mio migliore amico e a mio fratello». È così che inizial'ultima rubrica di Fabian Grolimund - un testo che mi ha fatto emozionare, dato che sono una di quelle persone che si concentrano soprattutto sulle conseguenze del consumo eccessivo di media e sul rischio di dipendenza dai giochi per computer.

Lo psicologo Grolimund consiglia ai padri come me di saltare la propria ombra e di entrare nel mondo virtuale insieme al proprio figlio con curiosità e mente aperta. Se il mondo dei videogiochi vi è estraneo come lo è per me, perché non scrivete quali esperienze avete avuto con il «salto della propria ombra»? Sarò lieto di ricevere la vostra posta.

Cordiali saluti
Nik Niethammer