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«Ho dovuto imparare ad accettare la rabbia come qualcosa di normale»

Tempo di lettura: 3 min
Andrea, 39 anni, da bambina ha sofferto molto a causa del comportamento aggressivo del padre e del fratello maggiore. I ricordi di quei momenti continuano ad avere un forte impatto su di lei ancora oggi.
Registrato da Stefanie Rietzler e Fabian Grolimund

Immagine: Désirée Good / 13 Photo

Andrea*, 39 anni, è insegnante e vive con il marito e i due figli (di 8 e 6 anni) nel Cantone di Turgovia.

Se potessi cambiare una cosa della mia infanzia, sarebbe l'atmosfera esplosiva che c'era a casa. Bisognava camminare sulle uova intorno agli uomini della famiglia. Mio padre si infuriava anche per piccole cose, come un bicchiere rovesciato. Poi urlava e a volte lanciava oggetti contro noi bambini.

Mio fratello, più grande di me di tre anni, già da bambino si distingueva per il suo carattere aggressivo. Durante l'adolescenza la situazione è peggiorata notevolmente. Era sempre irritabile, come se cercasse un pretesto per dare in escandescenze. Durante la ricreazione spesso finiva per litigare fisicamente con i compagni.

Mia madre ed io eravamo fisicamente inferiori, impossibilitati a difenderci.

A casa non andava meglio. Se il cibo non era di suo gradimento, urlava contro nostra madre o le strappava il mestolo dalle mani. Se volevo scegliere il programma televisivo, mi si metteva davanti o mi spingeva contro il muro. A volte mi rincorreva per tutta la casa solo per mettermi in una presa di sottomissione e lo trovava anche divertente. Una volta, per una sciocchezza, mi ha spinto con la testa nel water per la rabbia.

Mia madre ed io eravamo fisicamente inferiori, impossibilitati a difenderci. Mio padre era in grado di imporsi e lo faceva, ma era troppo spesso assente per proteggerci.

Mia madre piangeva spesso. Nei suoi occhi vedevo lo stesso panico che vedevo nei miei. I miei genitori si sono rivolti a un consulente educativo e hanno portato mio fratello da uno psicologo, ma lì ci hanno detto che i ragazzi hanno bisogno di litigare e scontrarsi. Eravamo così soli. Nessuno mi ha mai chiesto come fosse essere fratelli. Eppure sarebbe stato così importante! Mi sentivo costantemente teso, non volevo dare nell'occhio, volevo solo essere tranquillo, diligente, senza problemi.

Per molto tempo la rabbia è stata per me un sentimento così ripugnante che mi sono ripromessa di non diventare mai così. Oggi ho dei figli e mi rendo conto di quanto queste esperienze abbiano lasciato il segno. Ho dovuto imparare ad accettare la rabbia come qualcosa di normale, sia in me che nei miei figli. È difficile quando questo sentimento ha significato per così tanto tempo solo minaccia e distruzione!

Nessuno dei miei figli dovrà affrontare le paure che ho vissuto io.

All'inizio dovevo ripetere continuamente a me stessa: «Anche tu hai il diritto di arrabbiarti ogni tanto. È umano». Quando i miei figli danno di matto, cerco di respirare con calma e di rendermi conto che qui e ora sono al sicuro, che non può succedere nulla di grave e che non è una questione di vita o di morte. Questo mi tranquillizza. Eppure, quando i bambini litigano, a volte intervengo troppo rapidamente per evitare che la situazione degeneri in violenza fisica.

Una cosa mi è chiara: nessuno dei miei figli deve affrontare le paure che ho vissuto io. Nessuno deve avere paura di un altro membro della famiglia! La casa deve essere un luogo in cui ci si può sentire al sicuro.

* Nome noto alla redazione

Questo testo è stato pubblicato originariamente in lingua tedesca ed è stato tradotto automaticamente con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Vi preghiamo di segnalarci eventuali errori o ambiguità nel testo: feedback@fritzundfraenzi.ch