Gli adolescenti devono sbattere le porte?
Se la pubertà fosse un suono, sarebbe lo sbattere di una porta. Questo suono penetrante e fragoroso - un mix inconfondibile di indifferenza e frustrazione - è la colonna sonora di una fase infinita che tutti i genitori di adolescenti probabilmente conoscono bene.
La rottura della porta è il linguaggio di un pubescente altrimenti piuttosto taciturno. Lo usa per dire cose sfumate come «Lasciami in pace», «Tu non mi capisci» o «Tutti gli altri possono farlo».
Quello che il pubescente non sa, o se ne rende conto solo vagamente, è che il colpo penetra direttamente nella camera più interna del cuore del genitore e lascia dietro di sé un terribile caos emotivo di incapacità, rabbia, rifiuto e fallimento. «Ho sbagliato tutto», si pensa, «Anche gli altri bambini sono così?», ci si chiede. E a volte, davvero solo a volte, ma sapete di cosa parlo, si pensa anche: «Perché ho avuto dei figli?».
Ho sentito spesso questo botto di rimprovero, ma non mi ci sono mai abituato.
A proposito, non pensate mai a quello che dite agli altri genitori i cui adolescenti sbattono le porte: «Non è poi così male, anche noi siamo stati giovani una volta».
Ho sentito questo botto di rimprovero così spesso, eppure non mi ci sono mai abituato. Ogni volta mi colpisce con una ferocia come se qualcuno mi avesse dato un pugno in faccia, anzi, peggio: come se qualcuno stesse mettendo in discussione tutta la mia persona.
Ho pensato seriamente di togliere le porte delle stanze dei bambini dai loro cardini diverse volte, semplicemente per evitare che sbattessero. Ma poi ho deciso di non farlo, perché altrimenti i bassi rimbombanti della stanza degli adolescenti sarebbero entrati senza filtri nelle nostre vite.
Naturalmente mi rendo conto che i giovani hanno bisogno di questa forma di demarcazione fisica per definire la propria individualità. Non lo fanno per infastidirci, ma per sentirsi se stessi. Ma non si può fare in modo un po' più tranquillo?
Il mio consiglio a tutti gli adolescenti è questo: lasciate in pace i vostri genitori e ribellatevi a tutti gli altri!
Penso spesso a Lisa Stansfield, la cantante pop britannica («Been around the world and I, I, I... I can't find my baby»), che ho avuto l'onore di intervistare qualche anno fa. Stavamo parlando del più e del meno e per qualche motivo siamo finiti improvvisamente a parlare del suo stretto rapporto con i genitori. Si è quindi sviluppato questo dialogo:
«Ti sei mai ribellata ai tuoi genitori?», le ho chiesto. «Non è che non avessimo conflitti», rispose, «ma nella vita ho avuto la fortuna non solo di rispettare i miei genitori, ma anche di apprezzarli davvero».
In quel momento, per l'eccitazione, mi avvicinai al tavolo e rovesciai la tazza di caffè. «Non hai mai sbattuto la porta?», chiesi incredulo mentre rimettevo su la tazza e pulivo il caffè dal tavolo con un tovagliolo di fortuna. «Forse sì», disse con calma, «ma mai a casa, più che altro a scuola. Lì volevo distinguermi. Il mio consiglio a tutti gli adolescenti è questo: lasciate in pace i vostri genitori e siate ribelli a tutti gli altri!».
Oh, se solo tutti i giovani potessero essere un po' come Lisa Stansfield.