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Essere (qualcuno) diverso

Tempo di lettura: 3 min

Essere (qualcuno) diverso

Da bambini si vive appieno il proprio ruolo e si è sempre un'altra persona. Ma cosa succede se in seguito si ha ancora difficoltà ad accettarsi? Perché non c'è un secondo tentativo di vita? Il nostro editorialista osa sognare.
Testo: Mikael Krogerus

Illustrazione: Petra Dufkova/Le illustratrici

La mia fantasia preferita da bambino era quella di essere una persona diversa da quella che sono. Potevo fantasticare per ore di svegliarmi una mattina come un calciatore professionista, un archeologo, un agente segreto o almeno come il Jens dalle spalle larghe della mia classe parallela. Cosa vuol dire immaginare, in quei momenti ero un agente segreto. Lo facevo con un'intensità e una serietà che non ho mai più raggiunto nella mia vita reale. I miei sogni erano sempre più reali della mia realtà. Ma cosa fare con questa sensazione di base della pubertà?

La tentazione di scambiare la propria vita con un'altra non riguarda solo gli adolescenti.

Nessuno ha risposto a questa domanda in modo più radicale e definitivo di Patricia Highsmith: nel suo leggendario romanzo «Il talento di Mr Ripley», una persona (Tom Ripley) uccide un'altra (Dick Greenleaf) e ne assume l'identità. Il motivo di questa azione non viene mai rivelato, o più precisamente non deve essere rivelato, perché chi non conosce la sensazione che nulla è peggiore dell'essere se stessi? E così Tom Ripley si infila nei panni di qualcun altro a nome di tutti gli incompresi, gli incompiuti e i cercatori - perché cosa ha da perdere se non la sua stessa storia?

Non avete mai immaginato come sarebbe ricominciare la vostra vita come una persona diversa? Si possono rifare gli esami, quindi perché non intere vite? Perché dobbiamo vivere per tutta la vita con decisioni (sbagliate) prese molto tempo fa? In breve, perché non ci è permesso fuggire dalle nostre vite? I boss mafiosi che vengono assolti nell'ambito del programma di clemenza possono iniziare una nuova vita nell'ambito del programma di protezione dei testimoni.

Non c'è un nuovo inizio, ma solo una serie di tentativi ed errori e, se siamo fortunati, una presa di coscienza di ciò che siamo.

Dove sono i programmi di protezione dei testimoni per le persone comuni che vogliono semplicemente fuggire dalla loro vita noiosa? Dove sono i programmi di protezione dei testimoni per chi ha informazioni incriminanti su di sé? Certo, bisogna stare attenti, perché non possiamo liberarci della persona che meno vorremmo ci fosse: noi stessi. Un altro grande scrittore ha smentito la fantasia della Highsmith, se vogliamo: Truman Capote. In «Colazione da Tiffany», Holly Golightly, forse la più famosa di tutti i cambi di identità, giace tra le braccia del suo amante.

Lui dice: «Ovunque tu vada, qualunque sia il tuo nome, la tua gabbia sarà sempre la stessa e tu sarai sempre te stesso». Una scena d'amore che trae la sua tenerezza dal fatto che rivela un pezzo di verità sulla vita: siamo tutti lumache che devono trascinare con sé il proprio guscio, il proprio io, ovunque andiamo. Quello che Truman Capote vuole gridare a tutti gli adolescenti è questo: Non si può ricominciare da capo, ma solo provare e sbagliare e, se siamo fortunati, fare amicizia con chi siamo.

Questo testo è stato pubblicato originariamente in lingua tedesca ed è stato tradotto automaticamente con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Vi preghiamo di segnalarci eventuali errori o ambiguità nel testo: feedback@fritzundfraenzi.ch