Perdere e ritrovare
Spero di averla solo smarrita e non persa. È scivolato attraverso la fodera strappata della mia giacca? Mi è stato rubato? O mio figlio, Dio non voglia, l'ha messa all'asta su Internet in un momento di debolezza?
È l'orologio da polso un po' anticonvenzionale della fine degli anni Quaranta che ho preso in consegna dopo la morte di mio nonno finlandese. È un orologio da uomo placcato in oro e a carica manuale, il cinturino in pelle era già fragile e il vetro aveva una strana opacità. La lancetta dei secondi era un po' in ritardo, per cui si era sempre in ritardo con l'ora.
Mio nonno perse praticamente tutto al fronte, tranne l'orologio.
Si vedeva la sua età, in senso buono, proprio come gli uomini anziani nelle foto in bianco e nero degli anni Quaranta. Non ho mai indossato l'orologio, avevo troppa paura di sembrare elegante con l'orologio al polso. Ma il solo pensiero di possederlo mi rassicurava.
Mio nonno li avrebbe indossati durante la cosiddetta Guerra d'Inverno, quando l'Unione Sovietica cercò di conquistare la Finlandia con una guerra lampo nel freddissimo inverno del 1939. I finlandesi, impreparati e mal equipaggiati, affrontarono l'arcinemico sugli sci. Al fronte: mio nonno.
L'orologio in trincea e altri ricordi
Per quanto mi ricordo, non aveva mai parlato a noi nipoti della Seconda guerra mondiale. La sera della mia cresima, però, dopo diversi bicchieri di vino e qualche cognac, si alzò e cominciò a raccontarci: «Faceva così freddo che al fronte scavammo delle fosse nel terreno ghiacciato e ci sdraiammo in tre l'uno sull'altro per tenerci caldi. Cambiavamo posizione ogni pochi minuti per evitare che il primo uomo morisse di freddo - io guardavo l'orologio da polso per tenere il conto dell'ora. E quando le granate volavano sopra di noi, cantavamo...».
(A questo punto mio nonno si lanciò in un gutturale «Vårt land, vårt land, vårt fosterland», l'inno nazionale della Finlandia. Tutti al nostro tavolo sembravano agitati, mia madre sospirava pesantemente e batteva i piedi). Vorrei abbreviare il discorso di mio nonno, che grondava di isteria bellica e nazionalismo: al fronte aveva perso praticamente tutto, tranne l'orologio.
Spero davvero di averlo solo smarrito e non perso. Nella mia ricerca dell'orologio, sono giunto alla conclusione che c'è una differenza tra smarrimento e perdita. Ci sono cose che ho irrimediabilmente perso nel corso della mia vita: un computer portatile, un lavoro, circa due anni di vita felice a causa di un cuore spezzato dall'autocommiserazione , la mia voce interiore, molti soldi, tutti i nonni.
E poi ci sono cose che pensavo di aver perso, ma che in realtà avevo semplicemente smarrito. Cose che poi sono riapparse come per magia, nel momento esatto in cui ho smesso di cercarle: il mio CD preferito dei Sublime, la voglia di vivere, i ricordi d'infanzia di mio nonno. E, forse, il suo orologio.