È ancora un'opinione o è già odio?
Come dimostra lo studio «EU Kids Online» pubblicato dall'Università di Svitto per la formazione degli insegnanti nel 2019, il fenomeno dei discorsi d'odio è molto diffuso tra i giovani. Il 24% dei giovani intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di discorsi d'odio online. Il 21% ha visto discorsi d'odio rivolti a determinati gruppi o persone. Il 5% ha ammesso di aver diffuso egli stesso l'odio online.
La domanda che i genitori devono porsi quando la figlia o il figlio si lamenta di discorsi di odio: Si tratta ancora di un normale litigio tra adolescenti che viene trasmesso in pubblico, oppure il post sta andando troppo oltre? Per alcuni, un commento negativo su una persona online rientra nella libertà di espressione e dovrebbe quindi essere protetto, mentre per altri la soglia della discriminazione o del razzismo viene rapidamente superata. Forse è utile ricordare la definizione di odio: «L'odio è un intenso sentimento di antipatia e ostilità», dice Wikipedia.
Conseguenze tangibili
Se un commento dispregiativo e malevolo è rivolto al sesso (le ragazze sono più frequentemente attaccate a causa del loro sesso e del loro aspetto), alla religione, al colore della pelle, all'origine, all'orientamento sessuale, all'aspetto o alla disabilità, si tratta di discorso d'odio e non è più libertà di espressione. In Svizzera, diversi articoli del Codice penale svizzero proteggono dai discorsi d'odio. Soprattutto i giovani autori di reati (quelli di sesso femminile sono più rari) dovrebbero essere informati del fatto che tali commenti possono avere gravi conseguenze.
A mio avviso, la denuncia penale dovrebbe essere solo l'ultima spiaggia. La prima cosa da fare - se possibile e se l'autore è conosciuto dalla vittima - è attivare la rete di relazioni. Coinvolgere gli insegnanti, in modo che possano discutere di ciò che accade in classe ed elaborare insieme delle regole. In situazioni molto difficili, gli insegnanti possono rivolgersi ad altri specialisti. Le conseguenze penali per i giovani dovrebbero essere l'ultima risorsa. Tuttavia, se i limiti vengono ripetutamente superati, è opportuno adottare misure legali per proteggere le persone coinvolte.
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