Campagna sul cyberbullismo: quando le parole feriscono...
Cosa fa parte di una bella infanzia? Certamente non la tristezza, la disperazione e la solitudine! Eppure sono proprio queste emozioni a caratterizzare la vita quotidiana di molti bambini e ragazzi. Il motivo è spesso il cyberbullismo. Le molestie online culminano in attacchi verbali come: «Facci un favore e ammazzati!».
Mentre la criminalità giovanile è diminuita negli ultimi anni, i casi di cyberbullismo sono in aumento. Una delle ragioni principali è che per gli autori è più facile superare i confini rispetto al bullismo diretto. Poiché non si vede che le vittime soffrono direttamente, gli autori diventano ancora più sfrenati e brutali. Le vittime, invece, non sanno mai quante persone stanno leggendo.
Inoltre, non ci sono rifugi sicuri. I commenti denigratori, le umiliazioni e le minacce non si fermano quando si torna a casa. Chiunque sia vittima di bullismo prova dolore, rabbia e vergogna. Questo spesso porta all'insonnia, alla depressione, all'isolamento sociale, alla sfiducia in se stessi e, in casi estremi, al suicidio.

Empatizzare con il dolore
Cosa si prova a essere vittima di cyberbullismo? Con la nuova campagna «Quando le parole fanno male», la Stiftung Elternsein (Fondazione per la Genitorialità) richiama l'attenzione sul crescente problema del terrore psicologico digitale. Grazie a un'installazione per cellulari appositamente creata, è possibile sentire il dolore di sette vere vittime del bullismo. Mentre si tiene in mano lo smartphone, arrivano le cronache delle chat reali. A seconda del livello di aggressività dei messaggi, il telefono invia impulsi elettrici da lievi a forti alla «vittima».
«Con la nostra campagna, vogliamo sensibilizzare bambini e ragazzi su quanto male possano causare con un commento denigratorio, una frase offensiva o una minaccia digitata velocemente», afferma Thomas Schlickenrieder, direttore generale della Stiftung Elternsein. Per combattere efficacemente il cyberbullismo, è necessario rafforzare ulteriormente le competenze mediatiche di bambini e ragazzi. «L'uso responsabile di Internet è uno dei tanti temi su cui la fondazione si impegna».
Per saperne di più:
- «Und plötzlich waren Pornobilder von mir im Netz» – ein Cybermobbing-Opfer erzählt.
Cyberbullismo: cosa devono sapere i giovani e i genitori
- Chiedere aiuto: il sostegno e il conforto di genitori, insegnanti, amici o altre persone fidate sono essenziali.
- Non attribuire colpe: Se i genitori sospettano che il proprio figlio sia vittima di bullismo online, devono parlarne con lui. Importante: non reagire in modo eccessivo, non attribuire colpe, mantenere la calma e rassicurare il bambino che troverete una soluzione insieme.
- Non reagite vietando i telefoni cellulari o internet: Internet e i telefoni cellulari svolgono un ruolo importante nel tempo libero e a scuola. Un divieto invia un segnale sbagliato.
- Nessuna risposta agli attacchi online: Gli autori prosperano grazie al feedback della vittima. Anche se la tentazione è grande: non reagite.
- Salvare le prove: salvare conversazioni, messaggi, video o immagini, comprese le schermate.
- Contattare gli operatori dei siti web: I genitori possono chiedere ai gestori dei siti web di eliminare i contenuti che riguardano i loro figli.
Informazioni sulla Stiftung Elternsein:
Poiché non esiste una formazione per il lavoro più impegnativo del mondo, la Stiftung Elternsein si occupa delle domande e delle preoccupazioni dei genitori. Sosteniamo e accompagniamo i genitori di bambini in età scolare in tutte le questioni relative all'educazione e all'istruzione e diamo un contributo prezioso al dialogo tra bambini e giovani, genitori e insegnanti.
La Fondazione Elternsein, editrice della rivista svizzera per genitori Fritz+Fränzi, organizza regolarmente campagne di sensibilizzazione e informa i genitori in cerca di consigli con brevi filmati su temi rilevanti come il consumo dei media, l'ansia scolastica, i disturbi mentali, l'ADHD e il rafforzamento delle competenze sociali.
La Fondazione Elternsein, indipendente dal punto di vista politico e confessionale, è stata fondata dalla dottoressa Ellen Ringier a Zurigo nel 2001.