Mamme: il nostro tema di marzo

Mia madre ha 93 anni. Quando le chiedo come sta, mi risponde che essere anziani non è una passeggiata. A volte le pizzica la gamba, a volte le gira la testa. Almeno non si annoia. Guarda il telegiornale tutti i giorni, legge i giornali e i romanzi gialli, un libro in quattro settimane e poi il successivo.

Mia madre dice che ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. Bisogna prenderle come vengono. Una buona giornata è quella in cui parliamo al telefono. Le racconto dei nostri figli, della scuola, del mio lavoro alla Fritz+Fränzi. Lei ascolta con attenzione, fa domande. Dice che è contenta che stiamo bene. E di quanto sia orgogliosa dei suoi nipoti, di mio fratello, di mia sorella, di me.

Ci sono due cose che hanno reso bella la mia vita di bambina: I miei genitori, che ci amavano. E la libertà che hanno dato a noi bambini. Di questo sono grata. Anche se so che mia madre non si aspetta gratitudine. E a volte dubita di essere stata una buona madre per noi. Quando le chiedo cosa farebbe di diverso oggi, mi risponde: Sarei meno severa. Mi preoccuperei di meno. E mi fiderei di più del fatto che voi andrete per la vostra strada.

Credo che essere genitori significhi accettare il fatto che non possiamo influenzare certe cose. Soprattutto, possiamo essere presenti e fornire sostegno, e mostrare ai nostri figli ciò che riteniamo giusto.

Il nostro dossier «Madri» esplora il significato della maternità nel corso del tempo. Si allontana l'immagine della supereroina che può fare tutto ed è sempre al posto giusto nel momento giusto. «L'esagerazione della maternità è fatale», scrive l'autrice Virginia Nolan, «le persone mettono le madri su un piedistallo - e le giudicano ancora più duramente quando le cose vanno male».

Un testo grande e importante che consiglio vivamente.

Cordiali saluti,
Distinti saluti, Nik Niethammer